TERAMO – Protestano tutti, dai sindaci ai cittadini, ma gli unici a non muovere un dito sono le istituzioni. Stiamo parlando dell’emergenza rifiuti che ormai da due anni coinvolge tutta la provincia di Teramo ed in particolare in questi giorni ha interessato i comuni del MO.TE. “La situazione della provincia di Teramo è chiara a tutti – dice Claudio Ruffini, Consigliere regionale del PD – siamo senza discariche, sempre più costretti a conferire rifiuti dall’unico privato che le gestisce, ed i prezzi senza un regime di mercato ovviamente aumentano di mese in mese. Adesso dopo i nostri continui richiami a Provincia e Regione inizia a prendere corpo un dubbio: qualcuno vuole che l’emergenza non finisca. Perchè? Vorremmo che fossero Chiodi e Di Dalmazio a spiegarcelo oppure ci dimostrino cosa hanno fatto in questi due anni per evitare lo strozzinaggio a danno dei nostri comuni.” Secondo Ruffini l’ultima minaccia di chiudere la discarica di Casoni ai rifiuti del MO.TE., è solo l’ultimo esempio di come il sistema di gestione dei rifiuti regionale e provinciale sia fuori controllo e sotto scacco dei privati. “I Comuni non hanno alternativa” spiega Ruffini “vengono portati all’esasperazione dai continui aumenti sulle tariffe di conferimento. La conseguenza è che accumulano ingenti debiti nei confronti del gestore della discarica che a propria volta usa questa arma come ricatto per chiudere i cancelli a chi non è in regola con i pagamenti.” Il risultato è che i comuni si devono trasformare in esattori spietati nei confronti dei cittadini, aumentando il costo dello smaltimento a cifre spaventose che arrivano fino a 196 euro alla tonnellata, contro le 90 euro a tonnellata che si pagano ad esempio nella discarica della vicina Ascoli Piceno. L’alternativa è lasciare i rifiuti per strada, un sistema che al privato piace perchè nell’emergenza si fanno i maggiori profitti (vedi Napoli). “Questa continua emergenza sembra non avere mai un nome ed un cognome ” aggiunge Ruffini “eppure è così che si fanno dei profitti che in una situazione normale non si riuscerebbero a realizzare.” E poi resta da chiarire se tutto ciò non sia funzionale ad un altra vicenda fumosa. Non è che qualcuno lavora per mantenere in piedi l’emergenza affinchè si torni a a parlare della necessità di realizzare l’inceneritore a Teramo? chiede Ruffini. L’unico provvedimento della giunta Chiodi in due anni e mezzo è stato la proposta di modifica del parametro della raccolta differenziata al 40 per cento che viene stabilito dalla legge regionale n. 45/2007, la quale dice chiaramente che solo dopo aver raggiunto la percentuale del 40% di raccolta differenziata, si ha la possibilità di realizzare un inceneritore in Abruzzo. Chiodi e Di Dalmazio per aggirare l’ostacolo hanno modificato con delibera di giunta tale vincolo, cambiando il riferimento del 40 per cento dalla base regionale a quello provinciale per poter giustificare la necessità di avere un inceneritore a Teramo ergo per candidarsi di diritto tra le province ad ospitarlo. Da tempo si attendono i fondi relativi al sistema integrato della raccolta dei rifiuti, oltre 15 milioni di euro fermi in Regione che non sono ancora stati rimodulati e che dovevano essere destinati a Comuni e consorzi dei comuni. Perchè non vengono attribuiti?Di Dalmazio spieghi perchè” incalza Ruffini.“Non sappiamo se tutte queste cose hanno una correlazione” dice Ruffini “ma è chiaro che sembrano essere il filo conduttore di una storia che ha come obiettivo l’inceneritore. Se non è così perchè Chiodi ed il centro-destra non fa nulla? Perchè non si trovano altri siti per scaricare?Ad esempio che fine ha fatto la discarica di Irgine che sembra aver avuto l’autorizzazione ad essere attivata?Perchè non sono stati portati avanti accordi di mutuo soccorso con altre Regioni? “Noi attendiamo ancora un segnale” conclude Ruffini “i comuni devono poter scegliere dove conferire rifiuti in Abruzzo e se questo non è possibile Chiodi chieda aiuto ad altre regioni. I Comuni ed i cittadini sono stufi delle chiacchiere del centro-destra teramano. In giro ormai la gente dice che hanno impiegato più tempo a fare le tessere della PDL che a risolvere i problemi della loro provincia.”
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